Nemirovsky Irene - 1930 - Le mosche d'autunno - Il ballo by Nemirovsky Irene

autore:Nemirovsky Irene [Nemirovsky Irene]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

IL BALLO

1

La signora Kampf entrò nello studio chiudendosi la porta alle spalle così bruscamente che tutte le gocce di cristallo del lampadario, mosse dalla corrente d'aria, tintinnarono d'un suono puro e leggero di sonagli. Ma Antoinette aveva continuato a leggere, china sullo scrittoio tanto da sfiorare la pagina con i capelli. Sua madre la considerò un istante senza parlare, poi le si piantò davanti, le mani intrecciate sul petto.

"Potresti scomodarti quando vedi tua madre, figlia mia," le gridò. "No?

Hai il didietro incollato alla sedia? Che cosa distinta... Dov'è miss Betty?"

Nella stanza accanto al rumore di una macchina da cucire ritmava una canzone, un What shall I do, what shall I do when you'll be gone away... cantata languidamente, con voce maldestra e fresca. 'Miss," chiamò la signora Kampf, "venga qui."

"Yes, Mrs. Kampf."

L'inglesina, guance rosse, occhi spaventati e dolci, uno chignon color del miele arrotolato intorno alla testolina rotonda, si insinuò attraverso la porta socchiusa.

L'ho assunta," prese a dire severamente la signora Kampf, "per sorvegliare e istruire mia figlia, vero? Non perché si cucisse dei vestiti... Forse Antoinette ignora che ci si alza in piedi quando entra la mamma?"

"Oh! Antoinette, how can you?" disse la Miss con una specie di balbettio rattristato.

Antoinette ora stava in piedi e si dondolava goffamente su una gamba.

Era una ragazzina lunga e piatta di quattordici anni, con il volto pallido di quell'età, tanto smunto da apparire, agli occhi degli adulti, come una macchia rotonda e chiara, senza lineamenti, le palpebre basse, cerchiate, la boccuccia chiusa... Quattordici anni, i seni che premono sotto l'abito stretto da scolara, che feriscono e impacciano il corpo debole, infantile... i grandi piedi e quelle lunghe bacchette terminanti con due mani arrossate dalle dita macchiate d'inchiostro, che un giorno diventeranno forse le più belle braccia del mondo, chi sa?... Una nuca fragile, capelli corti, senza colore, secchi e leggeri... "Ma, Antoinette, ragazza mia, che maniere sono queste? Siediti. Entrerò ancora una volta e tu mi farai il piacere di alzarti immediatamente, intesi?"

La signora Kampf indietreggiò di qualche passo e aprì la porta per la seconda volta. Antoinette si alzò con lentezza e con una malagrazia così evidente che sua madre chiese, piccata, stringendo le labbra con aria di minaccia:

"La disturbo, per caso, signorina?"

"No, mamma," disse Antoinette a voce bassa.

"Allora perché fai quella faccia?"

Antoinette accennò un sorriso con uno sforzo fiacco e penoso che le deformava dolorosamente i lineamenti. A volte odiava tanto gli adulti che avrebbe voluto ucciderli, sfigurarli, oppure gridare: "Mi seccate," pestando il piede; ma temeva i suoi genitori fin dalla più tenera infanzia. Un tempo, quando Antoinette era più piccola, sua madre l'aveva presa spesso sulle ginocchia, stretta al cuore, accarezzata e abbracciata. Ma questo Antoinette l'aveva scordato. Mentre nel più profondo di se stessa aveva serbato il suono, lo scoppio di una voce irritata che diceva dall'alto: "questa marmocchia mi sta sempre tra i piedi...", "mi hai di nuovo macchiato il vestito con le tue scarpe sudice! Fila nell'angolino, ti servirà di lezione, mi hai sentito? Stupida!" e, un giorno.

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